19 Set sdisOrè
sdisOrè
Prima assoluta
di Giovanni Testori
regia Gruppo UROR
con Evelina Rosselli
realizzazione maschere e marionette Caterina Rossi
disegno sonoro Franco Visioli
disegno luci Fabio Sajz
foto Luigi Angelucci
produzione esecutiva PAV
con uno sguardo di Antonio Latella
ed il sostegno di AMAT Marche e Comune di Pesaro
5 ottobre 2024
Teatro Olimpico di Vicenza
Nell’ambito di Coro – 77° Ciclo di Spettacoli Classici
Direzione artistica Ermanna Montanari e Marco Martinelli
Nel labirinto della lingua intricata di Testori, lo SdisOrè ri-fonda e stravolge la vicenda tragica dell’Orestea.
Un’Orestea completamente capovolta, dai toni crudi, baldanzosi, dissacranti, erotici, ironici, la cui lingua si fa di fuoco e affonda nei quattro personaggi di Elettra, Oreste, Egisto, Clitemnestra.
In scena un narratore, che incarna – citando Testori – “lo spirito del Teatro”, una saltimbanco che, di volta in volta, prende le parti dei quattro personaggi e guida il pubblico attraverso il punto di vista di Oreste, sino al momento cruciale del compimento della Vendetta. Per restituire la poliedricità dei personaggi, il dispositivo scenico scelto si avvale dello strumento classico per eccellenza: la Maschera. Si tratta, tuttavia, di maschere anomale, realizzate in termoplastico, il cui colore si avvicina mostruosamente a quello della pelle umana. Una maschera dagli occhi ipertrofici disegna il volto di Oreste. Una maschera repellente, la maschera del disgusto, per Clitemnestra. Queste due maschere entrano in dialogo con Egisto, un esoscheletro quasi di insetto, incarnazione della Paura e della Codardia, e con una marionetta sconvolta e disperata, che incarna il profilo di Elettra.
In scena una sola attrice, che indossa le maschere, fa vivere le marionette e, trasmutando la propria voce, indaga quattro universi sonori completamente differenti, per intessere una narrazione grottesca, alla rovescia, evocata dalla potenza della lingua di Testori.
Una lingua spietata, provocatrice, assetata e affilata, proprio come i protagonisti di questa orrifica versione dell’Orestea.
Evelina Rosselli, […] presenza “pierfrancescana” e insieme selvaggia
con la sua lunga e larga veste nera, ha lavorato magistralmente
con le quattro efficacissime maschere dei personaggi §
create per l’occasione da Caterina Rossi.
Le ha fatte dialogare con cambi continui di voce,
da quella orribilmente roca di Clitemnestra a quella infantilmente nevrotica di Elettra.
Su tutte la voce rabbiosa e dolorosa di Oreste
che alla fine ribalta il mito di se stesso, liberandosi anche della propria maschera.
È a quel punto che Evelina sola, in piedi, a viso scoperto,
dà voce allo struggente proclama del protagonista,
che rinuncia a tutto e annuncia
la dolcezza del perdono (il cui suono è il don don delle campane).
La sua voce quasi si incrina per la commozione quando arriva a quei versi meravigliosi
in cui si evoca la dolce forza pacificatrice
della “luse che se leverà dal foro istesso del suo costato”.
– Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Giovanni Testori
e fondatore e vicepresidente di Casa Testori;
dal 2017 detiene i diritti dello scrittore.
© Luigi Angelucci
© Luigi Angelucci
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