Andrea Viotti nasce a Roma nel ’47, frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti nella capitale. Figlio d’arte, a sua volta si dedica allo spettacolo, iniziando nella Sartoria Tirelli per poi divenire assistente di figure di spicco quali Piero Tosi, Gabriella Pescucci, Pier Luigi Pizzi ed Eugenio Guglielminetti.
Inizia la sua attività di titolare in televisione, seguita poi da quella per il cinema, collaborando con vari registi, per i quali firma i costumi di diversi progetti quasi sempre in costume. Tra questi ricordiamo: A. come anarchia (regia di Giuliana Berlinguer), Lenin (regia di Piero Nelli), The Root of Mafia (regia di Piero Muzzi), Il soldato di ventura (regia di Pasquale Festa Campanile), Anna Mayer, una storia e Ciro, Anna e Compagnia (entrambi per la regia di Mario Cajano), Mussolini an Untold story (regia di Bill Graham), Tamburi nella Notte e Il Principe di Homburg (entrambi per la regia di Gabriele Lavia), Notti e nebbie (regia di Marco Tullio Giordana), I soliti ignoti vent’anni dopo (regia di Amanzio Todini), Uomo contro Uomo (regia di Sergio Sollima), La Stanza dello Scirocco, Alla Rivoluzione sulla due Cavalli, Sonata a Kreutzer (tutti per la regia di Maurizio Sciarra), Ormai è fatta ed El Alamein (entrambi per la regia di Enzo Monteleone), Le Sorelle Manzoni (per la regia di Lino Capolicchio), War and Love in Appenines (regia di John Harrison).
Nel ’78, l’incontro con Pier Luigi Pizzi ed Eugenio Guglielminetti lo porta ad avvicinarsi al teatro, dove incontrerà Gabriele Lavia, con il quale collaborerà per circa 35 anni firmando quasi tutti i suoi allestimenti, tra cui L’Anfitrione di Kleist, Il Malato Immaginario, Il Misantropo e L’Avaro di Molière, Servo di scena di Harwood, Il Divorzio di Alfieri, Il sogno di un uomo ridicolo di Dostoevskij, Amleto di Shakespeare, in due edizioni, I masnadieri di Schiller, Non si sa come di Pirandello, in due edizioni, Il principe di Homburg di Kleist, Delitto e delitto di Strindberg, Don Carlos di Schiller, L’aquila a due teste di Cocteau, Il diavolo ed il buon dio di Sartre, Macbeth di Shakespeare, Edipo Re di Sofocle in tre edizioni, Riccardo II di Shakespeare, Commedia senza Titolo di Cechov, La Donna Mite di Dostoevskij.
Collabora nel frattempo anche con altri registi teatrali, tra cui Luigi Squarzina (Domino, Così è se vi Pare), Franco Però (American Buffalo, Singoli, Sangue, Bambola Spezzata, L’agnello del Povero, Lo Straniero, La Frontiera), Luca Barbareschi (Uomini e Topi, Il Discorso del re), Walter Manfrè (La Giara, Oreste).
Si avvicina alla lirica grazie a Sylvano Bussotti, con il quale collabora sia all’Opera di Roma (Il Cristallo di Rocca), sia al Maggio Musicale Fiorentino (La Fanciulla del West). A partire da queste iniziali regie liriche, seguono collaborazioni con la Scala di Milano (Les pellegrines à La Mecque, I Lombardi alla Prima Crociata, Attila), il Filarmonico di Verona e il Petruzzelli di Bari (Maria Stuarda), il Verdi di Pisa (I Masnadieri), il Verdi di Trieste (Elisir d’Amore, Salomè), il Regio di Parma (Lohengrin, Giovanna d’Arco) e il San Carlo di Napoli (Luisa Miller, I Masnadieri).
Le esperienze italiane lo conducono a collaborazioni liriche all’estero, in Giappone (Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan Tutte) ed al San Francisco Opera (Don Giovanni e Attila). Proprio nel corso delle collaborazioni liriche inizia ad interessarsi alla scenografia (taluni dei teatri sopra citati lo vedono anche nella veste di scenografo), interesse che lo porterà ad occuparsi in particolare della “scenografia monumentale”, che troverà concreta applicazione nella costruzione per aeree attrezzate a soggetto e nell’ideazione e realizzazione di due teatri: uno sul lago del Garda, il Teatro Azzurro, e un secondo a Trieste, la Sala Tripcovich.